Nel Nome del Padre, del Figlio e dello S.S. un solo Dio. Amen. Che la Sua grazia e la Sua benedizione siano con tutti noi. Amen In occasione della festività della Santa Pasqua, mi congratulo innanzitutto con S.S. Papa Tawadros II, che il Signore lo mantenga sul Suo trono e prolunghi il Suo Patriarcato per tanti sereni anni. Mi congratulo con gli amati ed eminenti Metropoliti e Vescovi e con tutti i preti all’estero e quelli della diocesi, con tutto il popolo copto. Mi congratulo anche con i fedeli della diocesi, i servitori, i diaconi e il clero. Che Dio doni loro gioia ed Dio annienti la pandemia che ha minacciato le nostre vite e causato grande tristezza nei nostri cuori. Nonostante i contagi del Coronavirus, il Signore manda sempre il suo sostegno dal cielo, che consola il cuore di ogni uomo. Tale sostegno lo troviamo nella celebrazione della Santa Pasqua, carica di bei significati spirituali che ci consolano dopo aver vissuto la tristezza del dolore del Signore Gesù Cristo, la Sua crocifissione, le azioni degli uomini nei Suoi confronti e la Sua reazione positiva rispetto all’umanità, che possiamo vedere riassunta nella Sacra Bibbia: “In cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia” (Eb 12:2). L’umanità causò tristezza, tribolazione e dolore ma Cristo venne, tramite la Sua Resurrezione dai morti, per riportare, con la Sua Resurrezione, la felicità, la gioia e la pace. Tutti noi cerchiamo la gioia di cui parla S. Paolo nella sua lettera ai Filippesi: “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi” (Fil 4:4). In verità l’umanità, dopo aver sofferto, comincia a sentire la gioia della Resurrezione; non solo la gioia, ma anche la pace che è al di sopra di qualsiasi mente esistente. La pace che abbiamo perso a causa del peccato originale, a causa della ribellione e della disobbedienza di Adamo, la perdita della sua posizione e la sua cacciata; tale pace è tornata a noi tramite il frutto che traiamo dalle gioie della Resurrezione. Il peccato fa perdere all’uomo la sua pace, come dice il profeta Isaia: “Non c’è pace per i malvagi, dice il Signore” (Is 48:22), “Gli empi sono come un mare agitato che non può calmarsi e le cui acque portano su melma e fango” (Is 57:20) o ancora il profeta Davide: “Non c’è requie per le mie ossa a causa del mio peccato” (Sal 38:3). In verità, con la Resurrezione ci sono tornate nuovamente la felicità, la gioia e la pace, dopo la riconciliazione con cui il Signore Gesù Cristo ha riappacificato i celesti e i terreni e ci ha riportati a Dio, sotto il Suo occhio e la Sua protezione. La Resurrezione ha significati molto interessanti. Tra questi, il fatto che Cristo ha vinto la morte stessa: Egli riportò l’uomo alla sua posizione, poiché quando Dio pensò di creare l’uomo, lo creò per la vita e non per la morte, poiché quest’ultima entrò nel mondo tramite il compimento del peccato. Con la morte, però, Cristo vinse il peccato, e ci diede la vita ancora una volta attraverso questa. È per questo che nella Festa della Resurrezione ricordiamo che Cristo è il primogenito dei morti. La parola primogenito non significa che Cristo è il primo che risorse dai morti, poiché prima di Lui lo anticiparono molti. Sappiamo del profeta Elia che fece risorgere il figlio della vedova di Sidone; di Eliseo che fece risorgere il figlio della donna Sunamita; la figlia di Giairo; Lazzaro, fratello di Marta e Maria; il giovane figlio della donna vedova di Nain. In verità loro tutti risorsero prima di Cristo. Diciamo invece che Cristo che è primogenito dei morti nel senso che alla Sua Resurrezione non segue la morte: Cristo non morì di nuovo dopo la Resurrezione, mentre tutti i sopracitati provarono nuovamente la morte dopo la resurrezione che compì Cristo su di loro. La Resurrezione ha diverse prove poiché esprime la fede: colui che crede nella Resurrezione, crede che Dio sia presente, crede negli spiriti, negli angeli, nella vita nell’al di là, crede nella ricompensa, nel castigo, nel giudizio e anche nell’immortalità. La parola immortalità significa “vita eterna dopo la morte”: l’uomo assumerà l’eternità con Cristo, gli angeli e i Santi. Se l’uomo crede nella Resurrezione, crede nell’immortalità eterna di se stesso. Molti non credono nella Resurrezione, e questo è un pensiero che Cristo doveva controbattere perché attraverso la Sua Resurrezione. Gli atei, ad esempio, non credono nella Resurrezione e comparano la vita dell’uomo al corpo di un animale, come se la vita dell’uomo fosse equivalente a quella di un animale. Allo stesso modo in cui muore l’uomo, così muore l’animale oppure come muore l’animale, muore l’uomo. Ciò significa che la nostra vita è paragonata esattamente all’idea di vita animale. Non solo gli atei, ma anche la setta dei Sadducei di cui la Sacra Bibbia dice “coloro che non credono negli spiriti, nella Resurrezione e negli angeli.” Questi interpellarono il Signore Gesù Cristo, il quale rispose al quesito sulla donna che sposò i fratelli dicendo che in cielo non ci si sposa, ma si diventerà angeli di Dio. Vi è anche l’antica setta pagana dell’epicureismo che sostiene di mangiare e bere poiché domani ci sarà la morte. In altre parole, di vivere la vita in modo sregolato, come se non ci fosse un domani: ciò vuol dire che l’uomo non ha valore. Per questo l’uomo deve testimoniare alla Resurrezione, Cristo doveva resuscitare per farla comprendere all’uomo. Poiché con la Resurrezione di Cristo non soltanto vi è la vittoria sulla morte, ma il dono della vita all’uomo morto, ancora una volta. È come se la Resurrezione fosse il bacio della vita che Cristo diede all’uomo morto, o che provò la morte, o all’uomo perverso, o all’uomo, che nonostante conosca Dio, non può entrare nel tempio santo – come accadeva nell’Antico Testamento. Cristo doveva risorgere dai morti. Doveva risorgere dai morti per vincere tutte queste antiche filosofie. Sia che fossero filosofie moderne pagane, o la filosofia dei Sadducei di credo giudaico, o l’epicureismo, Cristo doveva risorgere per affermare a tutti la presenza della vita dopo la morte. Cristo doveva risorgere poiché, come dice la Sacra Bibbia, “in Lui vi era la vita” (Gv 1:4). Cristo dice di se stesso “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14:6), e inoltre “Io sono la Resurrezione e la vita chi crede in me vivrà in eterno” (Gv 11:25). Cristo vive in eterno, e lo afferma nell’Apocalisse: “Io sono l’Alfa e l’Omega e il vivente, io ero morto, ma ora vivo per sempre per i secoli dei secoli, Amen” (Ap 1:17-18). Tutto questo per dire che Cristo è la vita, la sua fonte, la sua origine. Per questo motivo non poteva morire, ma doveva vincere la morte. Provò la morte solo con il corpo e risorse con la forza della sua divinità per sconfiggere non solo il peccato ma anche la morte, la quale è conseguenza del peccato. Cristo doveva risorgere poiché fece risorgere altri, come poteva non risorgere Lui? Elia fece risorgere il figlio della donna di Sidone; Eliseo il profeta fece risorgere il figlio della donna Sunamita: essi riuscirono a compiere queste opere dopo numerose preghiere e sforzi nell’arrivare a Dio. Elia fece più di sette preghiere per arrivare a Dio, affinché avesse compassione del figlio della donna di Sidone. In verità, quando Cristo fece risorgere, lo fece per mezzo della Sua parola, risuscitava i morti con la Sua parola. Quando incontrò la figlia di Giairo, le disse “fanciulla alzati”: si tratta di un ordine divino, venuto dall’alto. Anche quando risuscitò il giovane figlio della vedova gli disse “Ragazzo, ti dico alzati!”. Allo stesso modo, quando risuscitò Lazzaro, disse “Lazzaro, vieni fuori”, un ordine da Dio per risuscitare tutti i morti. Colui che resuscita gli altri, come può non resuscitare se stesso! Nel Vangelo di Giovanni Egli disse “come il Padre resuscita i morti e dà la vita così anche il Figlio dà la vita a chi Egli vuole” (Gv 5:21). Il Figlio dà la vita a chi vuole. Con ‘Figlio’ si intende il Signore Gesù Cristo. Cristo doveva risorgere poiché numerose erano le profezie nell’Antico e nel Nuovo Testamento che annunciavano che Cristo avrebbe sofferto, sarebbe stato crocifisso e nel terzo giorno sarebbe resuscitato. Non generalizzò ma diede qualche esempio: menzionò le semplici parole e gli eventi che attestano questo pensiero. Nell’Antico Testamento troviamo il libro del profeta Giona, in cui troviamo scritto: “Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12:40). Cristo paragonò Giona il profeta, quando era nel ventre della balena, a se stesso, quando era nel cuore della terra tre giorni e tre notti. Dopo questo breve lasso di tempo Cristo vincerà la morte e resusciterà dai morti. Nel Nuovo Testamento Cristo troviamo molti episodi in cui Cristo parla ai suoi seguaci e fa riferimento alla Resurrezione. Dopo la Trasfigurazione, per esempio, raccomandò ai discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo di non raccontare dell’accaduto fino alla Resurrezione del Figlio dell’uomo dai morti. Infine, mentre salivano a Gerusalemme, Cristo disse loro che il Figlio dell’uomo sarebbe stato consegnato agli scribi e ai farisei, che a loro volta lo avrebbero consegnato ai pagani, i quali lo avrebbero ucciso e che nel terzo giorno Egli sarebbe resuscitato. Quindi Cristo, attraverso le profezie o gli eventi dell’Antico Testamento e gli eventi del Nuovo Testamento, attesta la testimonianza di Cristo che resterà nel cuore della terra per tre giorni e tre notti e dopo ciò resusciterà. Cristo doveva resuscitare poiché vinse la morte con la forza della Sua Divinità, al fine di attestare a noi che è Santo senza macchia, che ha accettato questa sofferenza e questa morte per il suo amore per l’umanità e non per una sua debolezza. Cristo accettò la morte per redimere l’uomo. Accettò di incarnarsi, di riscattare l’uomo e, nella sua redenzione, vinse la morte con la forza della Sua divinità. Oggi diciamo “Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” Non vi è più pungiglione per la morte poiché si è spezzata. Non diciamo, infatti, che l’uomo “muore”, bensì che l’uomo “riposa” o che è di passaggio: “giacché per il tuo servo non sarà una morte ma un passaggio”. La parola “passaggio” indica il trasferimento da uno stato presente sulla terra a uno stato in cielo. Questo attraversamento lo chiamiamo “passaggio” e non morte, poiché “morte” indica la separazione dell’uomo da Dio. Nel Nuovo Testamento non si utilizza la parola “morire”; si utilizza invece il verbo “dormire”, come se fosse un uomo che giace o, in termini ecclesiastici, che riposa. Cristo doveva resuscitare, poiché tramite la Sua redenzione per l’uomo e la Sua resurrezione dai morti, trasmise un messaggio parallelo. Questo vuol dire che fece due cose… Ovviamente fece tante cose, ma sto facendo una riflessione spirituale. Prima di tutto ci ha redenti e, successivamente, andò dalle anime imprigionate al fine di redimere anch’esse, poiché queste erano le anime di coloro che morirono prima della venuta di Cristo nella speranza della resurrezione e dunque nella fede. Cristo ha redento noi umani secondo l’insegnamento della Sacra Bibbia. San Paolo dice “Giustificati gratuitamente per la sua grazia in virtù della redenzione realizzata da Gesù Cristo” (Rm 3,24). Il senso è che con la redenzione, Cristo, ci ha donato una grande grazia e ci ha dato la giustificazione. Con “giustificazione” si intende che l’uomo è diventato senza colpa e senza peccato. Nella lettera San Paolo poi continua: “Dio lo ha prestabilito…dopo la tolleranza usata verso i peccati passati” (Rm 3:25). Cristo ci ha redenti, ci ha giustificati con la sua grazia dai peccati passati che ha compiuto l’uomo. Nella seconda parte, con l’espressione “Cristo andò in prigione”, si intende il luogo in cui le anime erano imprigionate nel luogo di attesa. “Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti” (1Pt 3:18). Cristo è il giusto e gli uomini sono gli ingiusti. Continua dicendo: “per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito” (1 Pt 3:18). “Messo a morte nella carne” significa che Cristo indossò il corpo per morire per l’uomo, e “reso vivo nello spirito” poiché Dio ha una forza divina. Il versetto continua dicendo: “E in spirito andò ad annunciare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione” (1Pt 3:19) Questo è il pensiero del messaggio parallelo. Egli ci ha redenti, giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione dai peccati passati che abbiamo compiuto. Una grazia realizzata da Gesù Cristo e prestabilita da Dio stesso. La seconda parte è come Dio morì una volta per sempre, il giusto per gli ingiusti, per ricondurre gli ingiusti a Dio, facendosi mettere a morte nella carne ma rendendosi vivo nello spirito, così da poter andare ad annunciare la salvezza agli spiriti in prigione e liberarli. Tutto ciò che stiamo dicendo, tramite gli insegnamenti della Sacra Bibbia, per dimostrare che la Resurrezione ha significati e frutti belli e per far capire quindi che Cristo doveva resuscitare per farci assaggiare questi frutti e sentirli. Cristo doveva resuscitare per apparire ai discepoli e riedificare ciò che avevano perso al momento delle sofferenze sulla croce. Cristo doveva apparire a tutti i discepoli, o a coloro che lo seguivano per edificare la loro fede. Sappiamo del discepolo che rinnegò Cristo, San Pietro, oppure di coloro che dubitarono di Cristo. Egli disse loro: “Tutti voi dubitate di me in questa notte”. Sappiamo di persone che scapparono dai Giudei per paura. Sappiamo di alcuni che persero la fede in Lui, dopo aver camminato dietro di Lui cantando “Osanna al Figlio di Davide”; tra di loro ci furono anche coloro che gridarono di crocifiggerlo affermando che non fosse un Dio che redimeva l’umanità ma un semplice uomo. Conosciamo il bell’incontro con Pietro in cui gli chiese: “Mi ami?” e attraverso il quale riedificò la sua fede. Gli rispose infatti Pietro “Sì, Signore ti amo”, e poi Gesù gli disse di pascere il suo gregge. Ripeté tre volte la domanda a Pietro. Colui che l’ha rinnegato ha disconosciuto la Sua divinità e la Sua forza, il fatto che fosse il figlio inviato da Dio dal cielo per salvare l’umanità. Nonostante ciò, sappiamo che Pietro fu uno dei discepoli che testimoniò Cristo a tal punto che Lui stesso lo beatificò dicendo: “Beato te Simone figlio di Giona perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16:17). Cristo doveva apparire, resuscitare per compiere opere gloriose. Egli doveva resuscitare dai morti per fondare la Chiesa, per insegnarci i riti e i sacramenti, per incontrare i discepoli e parlare loro del Regno dei Cieli, per soffiare nei volti e donare loro lo Spirito Santo al fine di “andare a predicare, insegnate a tutte le nazioni, battezzandole nel Nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo” (Mt 28:19) Non è facile comprendere l’idea dell’edificazione della chiesa, che nasceva dai discepoli stessi. Cristo però doveva apparire nella Resurrezione per insegnare loro cosa dire all’umanità, cosa insegnare, dare loro tutti i riti che conducono alla vita eterna come il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia. I discepoli avrebbero dovuto insegnare tutto ciò che avevano imparato dal Signore Gesù Cristo. La Resurrezione è il ritorno dell’uomo alla sua posizione originale, è la vita. E questo attesta la dignità dell’uomo agli occhi di Dio; poiché, come ho detto, l’uomo non è stato creato per la morte ma per la vita, altrimenti i nostri corpi assomiglierebbero a quelli degli animali presenti sulla Terra, che sono privi di valore. La Resurrezione riporta la dignità all’uomo. Vi ringrazio, chiedo al Signore glorioso di gioire sempre della Sua Resurrezione. Preghiamo che Dio abbia compassione del Suo popolo e di annientare le epidemie e le malattie che minacciano la vita dell’uomo. Dio vi benedica. A Lui l’onore e la gloria ora e per sempre nei secoli dei secoli. Amen.